Chi sono io se non…

Chi sono io se non un grande sogno oscuro di faccia al Sogno
Se non oscura grande angustia di faccia all’Angustia
Chi sono io se non quell’albero imponderabile dentro la notte
Ferma con quegli appigli che risalgono al fondo più triste della terra?
Da che cosa vengo io se non dall’eterna camminata di un’ombra
Che in presenza delle forti chiarezze si distrugge
Ma che offre nella sua traccia indelebile riposo al volto del mistero
E per forma ha la prodigiosa tenebra informe?
Quale destino è il mio se non d’assistere al mio Destino
Fiume che sono in cerca del mare che mi impaura
Anima che sono clamando il disfacimento
Carne che sono nell’intimo inutile della preghiera?
Oh che cos’è in me la donna se non la Tomba
Il segno bianco della rotta del mio pellegrinare
Colei dalle braccia dove cammino verso la morte
Ma ho vita soltanto da quelle braccia?
Che cos’è il mio Amore ahimé! se non la luce impassibile
Se non la stella fissa nell’oceano di malinconia
Quale cosa mi dice se non che ogni parola è vana
Quando non riposa nel seno tragico dell’abisso?
Che cos’è il mio Amore? se non il mio desiderio illuminato
Il mio infinito desiderio d’essere ciò che sono oltre me stesso
Il mio eterno partire nella mia enorme volontà di restare
Pellegrino, pellegrino di un istante pellegrino di tutti gli istanti?
A chi rispondo se non a echi, a singhiozzi, a lamenti,
Di voci che muoiono nell’intimo del mio piacere e del mio tedio
A chi parlo se non a moltitudini di simboli erranti
Dalla tragedia effimera che nessuno spirito immagina?
Qual è il mio ideale se non di fare del cielo poderoso la Lingua
Della nube la parola immortale piena del suo segreto
E delirantemente dal fondo dell’inferno proclamarlo
In Poesia che si espande come sole o come pioggia?
Che cos’è il mio ideale se non il Supremo Impossibile,
Colui che è, e Lui solo, mio affanno e mio anelito,
Che cos’è Lui in me se non il mio desiderio di incontrarlo
E incontrandolo la mia paura di non riconoscerlo?
Che cosa sono se non Lui, Iddio nel patimento
Il tremore impercettibile nella voce portentosa del vento
Il battito invisibile d’un cuore nella piana desolata…
Che cosa sono se non Me stesso di faccia a me?

Vinicius De Moraes (tr. Giuseppe Ungaretti)

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