Stendhal a Parigi, un pensiero sulla fotografia di paesaggio tra le strade di Parigi
Lo scorso novembre sono tornato a Parigi e ho visitato per la terza volta Paris Photo. Mentre ero lì mi sono ricordato di quanto fosse stato entusiasmante visitare Paris Photo la prima volta, diversi anni fa, senza alcuna coscienza e senza un obiettivo preciso. È come se “da grandi” si perdesse il romanticismo e quel senso di stupore di chi vede per la prima volta le stampe originali delle fotografie che fino a quel momento conosceva solo attraverso la visione dei libri. Immagina l’emozione di trovarsi di fronte a una prova di stampa con gli appunti che un grande autore vi aveva segnato su, prima di realizzare le stampe definitive.
Lo stupore però per fortuna arriva anche in maniera inaspettata: mentre passeggi per le vie della città, attraversi uno dei tanti ponti sulla Senna e accedi a Place du Carrousel. Sai già che stai per trovarti di fronte al Museo del Louvre, però, a un certo punto, senti un’improvvisa sensazione di sgomento e insieme un’emozione fortissima. Poi la commozione.
Può sembrare banale, me ne rendo conto, ma ogni tanto è bello ritrovare lo sguardo di un bambino ed è bene ricordarsi del ruolo che gioca l’architettura e di quanto sia importante il lavoro dei progettisti (sulla cui volontà spesso prevale quella degli amministratori purtroppo). Tutto questo mi fa pensare a quanto la bellezza sia necessaria nella nostra vita. Ultimamente vedo la bellezza ovunque, come nel sorriso di un cucciolo di uomo o nelle sue prime scoperte. Al tempo stesso però penso a quanto sia triste la mancanza di cura che spesso ritrovo nelle nostre città e nel nostro paesaggio.
Secondo Luigi Ghirri fotografare il nostro paesaggio ha una forte valenza per contribuire a contrastare la disaffezione verso le problematiche ambientali. Chissà, forse è solo utopia, o forse è davvero importante continuare a rappresentare il paesaggio per alimentare riflessioni, ed è ancora più utile se si riesce a coinvolgere nel dibattito anche chi non si occupa di fotografia, non è abituato a guardarlo con la giusta lentezza o semplicemente non lo vede più.