Fotografia e vita
Credo sempre di più che la fotografia sia un’arte legata profondamente alla vita. La mia fotografia è strettamente connessa alla mia vita, è condizionata dagli incontri che faccio, dai libri che leggo, dai film che guardo.
Quello che intendo affermare è che trovo sempre meno sensato l’esercizio della tecnica fotografica con finalità puramente estetiche. Non si può scollegare la forma dal contenuto, ok, ma ciò nonostante io stesso mi sono dedicato troppe volte e magari inconsciamente, ad una ricerca che era puramente estetica. Dopo qualche anno di pratica, o per meglio dire dopo diversi anni di pratica, visione di libri, mostre, e così via, il fotografo acquisisce “mestiere” ed è quindi in grado di scattare delle buone immagini senza troppa fatica. È come se in fase di scatto e in maniera del tutto istintiva si andasse a pescare da una libreria di soluzioni di sicuro effetto, quella più adatta all’istante che abbiamo di fronte. In effetti la conseguenza della pratica fotografica è, o dovrebbe essere, la sperimentazione e poi la conoscenza di diverse tecniche e differenti linguaggi. In questo modo è possibile utilizzare un linguaggio o un altro in funzione del risultato che si ha in mente e del progetto a cui si sta lavorando. La cosa fondamentale, a questo punto, credo sia cercare di scattare con la testa e con il cuore. È necessario che la fotografia scaturisca da una progettualità o da un sentimento (o da entrambi). In quest’ottica la foto potrà anche sembrare banale, potrà non soddisfare il gusto estetico dei più, ma sarà ricca di contenuti e in grado di completare un racconto e quindi risponderà perfettamente all’esigenza di chi l’ha scattata. La fotografia, o meglio il progetto fotografico, non deve essere necessariamente bello quindi, ma piuttosto ricco di contenuti. Deve essere in grado di raccontare qualcosa, di far riflettere chi lo guarda, di farlo stare male o di farlo sorridere. È questo il compito della fotografia.
2 Commenti