Il libertino che mise incinta la Morte, racconto delle origini della Luna
Racconta una leggenda assai remota che un libertino, giunto alla fine dei suoi giorni, guardando la Morte negli occhi se ne innamorò, come di tutte le Donne Ineluttabili.
Ne fu riamato.
Nell’abbandonarsi all’amplesso, prima di sprofondare nel vuoto senza fine che quel piacere irreparabile che gli occhi cerchiati della Morte lasciavano intravedere, supplicò:
<<Dammi un figlio>>.
A quel tempo non esisteva ancora la Luna.
Il libertino, nel morire, fu pianto da tante donne che perfino la Morte, amante il più delle volte indifferente, finì per intenerirsi ed esaudire il suo ultimo desiderio. Così ne restò incinta, e lo ripartorì. Il vecchio libertino, a questo modo, rinacque ragazzo, e immediatamente si mise alla ricerca di tutte le sue donne.
Ne incontrò molte, mai nessuna isolata nel suo dolore, tutte a gruppi. Lui corse loro incontro, ma tutte quelle che lo videro rimasero terrorizzate e fuggirono. Lui allora le inseguì gridando:
<<Non vi spaventate, sono mio figlio! Non fuggite, se no morirete per sempre! Se mi aspettate, risorgeremo insieme nel cielo. Non fuggite!>>
Ma fuggirono.
Il ragazzo restò solo, crebbe, divenne uomo e morì. E in cielo, per la prima volta, comparve la Luna.
Da allora quel libertino continua a morire e rinascere tutte le notti, regolando con i suoi andirivieni le maree di sangue nel ventre delle donne rimaste in terra.
Quelle che fuggirono morirono per sempre.
Per questo la Luna è tuttora l’astro tenerissimo di tutti i libertini, perché cela nel suo mistero l’identità di un libertino essa stessa.
Brano tratto dal libro “Elogio del libertino” di Franco Cuomo edito da Tascabili Economici Newton.