Leica in Aspromonte – seconda puntata
Nella puntata precedente avevate raggiunto la zona grecanica della provincia di Reggio Calabria muovendovi tra vette e vallate con una Leica SL e un 50 mm f2 Summicron-M. Questa volta avete con voi una fotocamera con un sensore medio formato, una regina, la Leica S. È quasi inutile discutere dell’ergonomia o della robustezza del corpo, e dichiarare la qualità degli obiettivi e dei file. È imbarazzante, non ci sono parole. Diremo soltanto che, data la vostra passione per la visione “normale” (dichiarata nella puntata precedente), questa volta vi siete dotati di un Summarit-S 70 mm f/2.5 ASPH.
L’obiettivo che vi siete posti è raggiungere Africo, passando dalla SS 106, una strada che collega Reggio Calabria con Taranto costeggiando il mare Jonio.
Immaginate però di vivere in collina, come me. Per raggiungere la costa vi tocca percorrere qualche chilometro di tornanti. Decidete di imboccare una strada diversa rispetto al solito e vi trovate di fronte ad un’immagine che cercavate da tanto. La Sicilia, il mare e la pista dell’aeroporto di Reggio Calabria, l’aeroporto dello Stretto per l’esattezza.
Dalla SS 106, raggiungete Bova Marina e iniziate a salire verso Bova. Di tanto in tanto, tra una vertigine e l’altra, riuscite a scorgere l’imponente fiumara dell’Amendolea nel paesaggio. I tornanti vi conducono più in su, dietro il paese di Bova. Fermate l’auto, impugnate la Leica S e scattate.
Come spiegato nell’articolo precedente, impostate l’esposizione e ve ne dimenticate per il resto della giornata. In questo caso usate la messa a fuoco automatica per comodità e tenete la macchina in mano. L’ideale sarebbe usare un cavalletto per non rischiare il micromosso ma la sensazione che vi offre la Leica S è bellissima, per non parlare della soddisfazione che provate ad ogni singolo clic.
In seguito all’alluvione del 1951 a contrada Carrà, sono state costruite le prime case per accogliere gli sfollati. Oggi per visitare questa frazione e raggiungere Africo, serve attraversare due cancelli.
Nonostante siate dotati di un 4×4, ad un certo punto parcheggiate l’auto e camminate a piedi per circa mezz’ora. Ad Africo l’atmosfera è incredibile, un intero paese è stato sommerso, invaso dalla vegetazione. Vi trovate in un luogo senza tempo.
Al ritorno, a contrada Carrà, dei maialini, che pascolano liberi in questa zona dell’Aspromonte, sono incuriositi dalla vostra presenza e passano sotto i cancelli per porgervi un saluto.
Alessandro Mallamaci
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