Post produzione e visualizzazione
Ma è giusto usare Photoshop per ritoccare le foto?
In alcuni dei post precedenti ho fatto riferimento al concetto di visualizzazione, da me scoperto per la prima volta su un libro di Ansel Adams. Questo grande fotografo aveva una consocenza impeccabile di tutte le caratteristiche delle varie pellicole in commercio, delle carte, ecc, nonché dei processi di sviluppo e stampa. Prima di scattare una foto visualizzava il risultato finale, cioé la foto stampata. Egli sceglieva l’esposizione immaginando che tipo di sviluppo e stampa avrebbe effettuato in seguito allo scatto. A volte “sbagliava” l’esposizione (con coscienza) immaginando già la correzione da apportare nelle fasi successive.
Se si parte da questo presupposto (e lo si mantiene anche usando macchine fotografiche digitali) non c’è assolutamente niente di male nel far uso di moderne tecniche di post-produzione. La cosa fondamentale è sapere già in fase di scatto quale sarà il tipo di intervento che andremo a fare in post. Diverso (e scorretto a mio avviso) è l’approccio di chi, dopo aver scattato una foto, vi si dedica per delle ore magari stravolgendola e comunque muovendosi per tentativi, senza nessuna consapevolezza a monte.
È chiaro che in un’immagine pubblicitaria o artistica la post-produzione può anche stravolgere lo scatto iniziale. Anche in questi settori però, credo che la differenza in termini di valore dell’opera finale stia proprio in quel tipo di consapevolezza che viene prima di accendere un computer o scattare una foto.
Ammetto che in alcuni casi il risultato finale possa essere frutto di un imprevisto e non del piano iniziale, tuttavia non bisogna confondere l’eccezione con la regola!
Vi saluto con un punto di vista (riferito ad un ambito specifico della fotografia ma) decisamente autorevole.
Ad esempio, per quanto io la ami, non sono un nostalgico della pellicola, perché penso che ogni sviluppo tecnologico possa coincidere con uno sviluppo dello sguardo. Con il digitale abbiamo oggi la capacità di fotografare in condizioni di luce scarsissima, e questo rappresenta per noi un regalo della tecnica contemporanea. Allo stesso tempo, però, si corrono rischi forse nuovi dal punto di vista tecnico. Photoshop è uno strumento anche troppo potente, in grado di realizzare manipolazioni fin troppo facili. Non voglio essere il purista che si indigna per ogni intervento ma quando si tratta di fotogiornalismo allora si, mi indigno. Soprattutto se si suscita un dubbio nella percezione pubblica della testimonianza; dubbio che poi magari viene manipolato dal potere.
Paolo Pellegrin
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