Sulle modalità creative e l’arte oggettiva
Di seguito una mia riflessione scritta a inizio 2009.
In effetti possiamo affermare che esistano diverse scuole di pensiero rispetto alle modalità creative. Ci sono coloro che creano avendo in mente solo un’idea approssimativa e lasciandosi guidare dall’istinto, coloro che hanno in mente un risultato preciso e muovono tutte le pedine per ottenere il risultato più prossimo al risultato “visualizzato”, coloro che si lasciano guidare solo dall’istinto e poi tutte le vie di mezzo o magari anche altre modalità che adesso non considero.
Io stesso credo di aver sperimentato diverse modalità a seconda dei momenti della vita, degli stati d’animo o dei risultati che cercavo.
Sono d’accordo sul fatto che parlare d’arte sia stupido, l’arte infatti va fruita… e ognuno la fruisce a modo suo! Tuttavia è probabile che si abbia voglia di confrontarsi con altri esseri umani dopo essere stati spettatori di un’opera e la parola è il mezzo di cui l’uomo fa uso con più semplicità. Negare questa libertà vorrebbe dire avere comunque una posizione estrema.
Siamo d’accordo: la qualità artistica non è un criterio oggettivo ma questo dato di fatto rappresenta per me un problema grossissimo. Trovandomi di fronte ad un quadro di Kandinsky non posso fare a meno di domandarmi cosa non riesco a cogliere e d’altro canto se uno non avesse l’umiltà di studiare il percorso di un artista apparentemente incomprensibile peccherebbe di presunzione. Lo stesso Mondrian o Bukowski, per spostarci nell’ambito di un’arte non figurativa, potrebbero risultare incomprensibili o banali se li si considera scollegati dal proprio contesto e percorso. Invece il fatto che le loro opere ci sembrino banali forse è proprio perchè loro per primi hanno “osato” in certe direzioni.
Ma, per carità, è anche vero che la cosa più bella dell’arte è quando ci si sente male davanti ad un’opera senza averci “speculato” su, solo perchè ti è arrivato un colpo dritto nello stomaco.