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In culo al mondo

A volte, verso il sesto o settimo bicchiere, sento di esserci quasi riuscito, di essere sul punto di riuscirci, sento che le pinze maldestre del mio intendimento preleveranno con precauzione chirurgica il delicato nucleo del mistero, ma immediatamente sprofondo nell’informe esultanza di un’idiozia pastosa dalla quale vengo fuori la mattina dopo, a colpi di aspirina e di sali di frutta, per inciampare nelle mie ciabatte preparandomi per andare al lavoro e trasporto con me l’irrimediabile opacità della mia esistenza, palude di misteri densa come la pasta di zucchero in fondo alla tazza mattutina. Non le è mai capitata questa cosa: sentire che è vicina, che afferrerà fra un secondo l’aspirazione aggiornata eternamente inseguita per anni e anni, il progetto che è insieme la sua disperazione e la sua speranza, stendere la mano per afferrarlo con insostenibile gioia e cadere all’improvviso all’indietro, con le dita chiuse sul nulla, mentre l’aspirazione o il progetto si allontanano tranquillamente da lei al trotto minuto dell’indifferenza, senza guardarla nemmeno?

Brano tratto da In culo al mondo di António Lobo Antunes


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