Lunghezza focale e rappresentazione
Che differenza c’è tra l’utilizzo di un grandangolo o di un obiettivo normale? Cosa cambia se fotografiamo la stessa scena con un’ottica larga e con una normale? Ho posto questo interrogativo agli studenti della nostra scuola di fotografia, facendo realizzare loro due scatti della stessa scena, inquadrata con due obiettivi differenti (i due scatti non sono precisissimi, né sono stati corretti, ma rendono perfettamente l’idea).
L’utilizzo di un obiettivo con lunghezza focale grandangolare porta alla rappresentazione di uno spazio più distante rispetto al reale e al tempo stesso costringe ad una maggiore vicinanza con l’oggetto, il paesaggio, la persona che si sta fotografando. Un obiettivo normale, al contrario, porta ad una maggiore distanza, ad un maggiore distacco, e quindi è come se la scelta dell’una o dell’altra focale condizionassero non solo il risultato, la rappresentazione, ma anche il tipo di coinvolgimento del fotografo col mondo.
Si tratta dunque di un duplice problema, da un lato il fotografo decide a che distanza porsi rispetto alla scena inquadrata – e quindi in che modo partecipare con il mondo? – mentre l’altra questione è legata alla rappresentazione, il fotografo deve decidere come rappresentare lo spazio. Si potrebbe pensare che la normale debba essere la prima scelta, e l’utilizzo di un grandangolo condizionato al lavoro in spazi ridotti. Il grandangolo però ha una determinata resa, una sua estetica, e quindi il fotografo spesso decide di lavorare con quella determinata estetica. Come al solito, non esistono regole precise. Ciascuno è libero di esprimersi come meglio crede, di usare il linguaggio che preferisce, l’estetica che gli è più congeniale.