Fotografia e selezione della realtà
Qualche tempo fa ho letto della possibilità di alcune macchine fotografiche compatte di produrre immagini H.D.R. (High Dynamic Range), cioè immagini con una gamma dinamica più ampia rispetto al normale. Quando ho visto dei video realizzati con tecniche H.D.R. grazie all’uso di più corpi macchina (Canon 5D Mark II) ho capito che non mi trovato di fronte ad un fenomeno isolato ma piuttosto ad una moda (speriamo) o forse ad un’evoluzione tecnologica non da poco.
Una delle cose più difficili da comprendere per chi si avvicina alla fotografia è che deve confrontarsi con un mezzo che inevitabilmente opera una selezione della realtà. Non è possibile fare una documentazione fedele di ciò che vediamo. La scelta di un’inquadratura è già una selezione della realtà. E a monte lo sono la scelta della macchina e della focale usate (con conseguenze in termini di risoluzione e formato nel primo caso, di angolo di campo, distorsione prospettica, profondità di campo nel secondo). Poi occorre decidere con che tempi e diaframmi scattare, il punto di ripresa, l’eventuale rotazione del corpo macchina, ecc. Infine, inevitabilmente, ciascun fotografo dovrà fare i conti con il proprio bagaglio culturale. Quindi se anche due fotografi si trovassero a scattare nello stesso momento e nello stesso luogo, sicuramente produrrebbero immagini differenti.
La gamma dinamica della pellicola (e dei sensori digitali) è inferiore rispetto a quella percepita dall’uomo. Giusto per fare un esempio banale, noi di fronte ad un tramonto in spiaggia riusciamo a vedere le nuvole, il cielo, il mare e possiamo distinguere bene anche la signorina che passeggia sul bagnasciuga. Con una macchina fotografica invece possiamo vedere solo il paesaggio, facendo diventare una silouette la nostra signorina. In alternativa possiamo mantenere il dettaglio sulla signorina ottenendo però un cielo sbiancato e perdendo di conseguenza la “bellezza” del tramonto.
Ecco: lavorando con un’ampia gamma dinamica riusciamo a “salvare” contemporaneamente sia il paesaggio che la persona. Riusciamo a scattare una foto più simile alla percezione umana.
Quindi l’H.D.R. è un beneficio… o no?
Io credo di no. Sono convinto che il fascino della fotografia e del mestiere del fotografo stia proprio nell’arte di operare una scelta, di decidere come e cosa selezionare rispetto a ciò che si ha di fronte, in termini di campo inquadrato, di profondità di campo e anche di gamma dinamica!
Come al solito mi sento controcorrente ma sia chiaro che subisco anch’io il “sex appeal” del progesso e della tecnologia e anch’io ho sperimentato qualche H.D.R. in maniera inconsapevole qualche hanno fa. Tuttavia la magia della foto di nudo scattata da Bill Brandt a Londra nel 1952, non l’ho ancora trovata in nessun esperimento di fotografia H.D.R.