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Sul Multimedia Storytelling, l’evoluzione della professione del fotografo e il paradosso dei video girati con le macchine fotografiche.

Il Multimedia Story Telling è un… racconto multimediale e sta prendendo sempre più piede in ambito editoriale a livello mondiale. Questa nuova forma di comunicazione ha origine fondamentalmente dall’evoluzione tecnologica delle fotocamere e della professione del fotografo. Per altro questi due elementi sono strettamente collegati e il secondo punto è in parte conseguenza del primo, in parte della crisi economica che ha avuto ripercussioni in tutti i settori, compresa l’editoria.

Per quel che riguarda l’evoluzione tecnologica, le novità sono sotto gli occhi di tutti! Un tempo i fotografi lavoravano esclusivamente su pellicola e i ritocchi venivano eseguiti prevalentemente in camera oscura. Non esisteva la possibilità di una visione immediata dei risultati, né della consegna degli scatti in tempi brevi. In molti casi i fotografi,

ad esempio quelli impegnati nel settore del fotogiornalismo, inviavano le pellicole in redazione senza poter neanche guardare i propri scatti. I ritocchi e la stampa erano frutto di ore di lavoro in camera oscura. Oggi invece, grazie alle moderne fotocamere digitali, è possibile visionare immediatamente il frutto del proprio lavoro, apportare velocemente delle modifiche agli scatti, mediante l’uso di software di postproduzione, e inviarli al proprio giornale o alla propria agenzia praticamente in tempo reale.

Un altro aspetto da considerare è l’introduzione di una nuova funzionalità in tutte le fotocamere digitali. Si tratta di una possibilità tecnologica una volta appannaggio solo di un’altra categoria di operatori multimediali. Tutte le fotocamere moderne possono registrare video con qualità e requisiti professionali. Non si tratta di una differenza da poco. L’acquisto di un’attrezzatura professionale in ambito video ha dei costi spesso superiori rispetto ad un’attrezzatura fotografica di pari livello. Riuscire con un unico investimento a produrre tipi differenti di media rappresenta indubbiamente un vantaggio rispetto al passato e consente ad una sola persona di svolgere il lavoro ricoperto storicamente da almeno due operatori.

Inoltre il numero di incarichi da parte delle redazioni, i cosiddetti “commissionati“, è diminuito drasticamente rispetto al passato. Il fotografo contemporaneo si trova spesso ad autoprodurre dei progetti senza avere la sicurezza della pubblicazione, e quindi della vendita. In quest’ottica la produzione di una storia, di un racconto, che non sia solo fotografico ma che abbia una natura multimediale, ha sicuramente più chance di trovare un mercato. Infatti il target potenziale di un lavoro sviluppato con una concezione moderna non è più rappresentato esclusivamente dalle riviste stampate ma altresì da quelle testate che hanno anche (o solo) una versione “on-line“.

Per questioni di sopravvivenza quindi il fotografo contemporaneo non può più essere solo un cultore dell’immagine e un bravo professionista, anzi alcune conoscenze richieste un tempo, come quelle relative ai processi chimici rappresentano ormai un “plus”, non più un requisito fondamentale. Al fotografo oggi è richiesta un’ottima conoscenza delle tecnologie digitali, di internet, delle web community, della post produzione sia video che fotografica e perché no, anche dell’editing audio. In questo senso anche una semplice mostra fotografica può trasformarsi banalmente in una proiezione di scatti su una musica… oppure in un racconto multimediale vero e proprio, composto da fotografie, video, interviste,  tutte utili a raccontare la storia che il fotografo aveva in mente.

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