Io non mi sento italiano…

Quirinale, cambio della guardia, Roma - (c) Alessandro Mallamaci 2009
Quirinale, cambio della guardia, Roma - (c) Alessandro Mallamaci 2009

Come si fa a non essere d’accordo con quest’affermazione di Gaber? Fin da bambino mi sono reso conto di non avere dentro di me un forte senso della Patria. Credo sia una questione culturale. I francesi sono molto più nazionalisti di noi.

Qui abbiamo avuto da sempre esempi poco edificanti da parte dei nostri politici sia per una carenza di attenzione e interesse verso il bene comune, sia in quanto a rispetto per le istituzioni. A questo si aggiunge il fatto che l’Italia è una nazione ricca di differenze culturali e l’unità è stata fatta in maniera quanto meno… forzata. A tal proposito mi vengono in mente una serie di domande legate a vari ambiti. Ad esempio perché la parola “tarantella” accomuna quasi tutte le musiche popolari italiane? Perché in pochi sanno che in Calabria la cosiddetta tarantella si chiama “Sonu” o “Sonu a ballu” o “For’u primu” e che poi esistono la “Pizzica pizzica”, la “Ballarella” e tante altre tradizioni musicali e coreutiche in altre regioni italiane normalmente accomunate dal termine tarantella? Perché i gruppi folkloristici il più delle volte propongono un vero e proprio spettacolo che ha poco a che fare con le tradizioni autentiche della loro area geografica? Perché il nostro Sud non è sviluppato come il Nord? Perché i giovani calabresi non possono restare a lavorare dove sono nati? Perché l’unico sviluppo possibile sembra essere quello legato alle industrie e alle multinazionali e non si riesce ad immaginarne uno basato sulle naturali qualità della nostra terra o su abilità artigianali?

E’ possibile immaginare un’unità che valorizzi le differenze e vada contro l’omologazione e l’appiattimento culturale?


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4 Commenti

  1. >soprattutto in questo periodo non è facile sentirsi italiani.
    ma, hai provato la sensazione di trovarti all'estero in mezzo a gente diversa, che parla lingue incomprensibili, e sentire qualcuno che parla la tua stessa lingua?
    in quei momenti ho sentito di essere italiana. tante cose non vanno, è vero, ma la nostra povera italia non ha colpa. sono molti italiani che non vanno e non la meritano.

  2. >Il problema sono le menzogne, la storia riscritta o non raccontata, l'appiattimento culturale, l'omologazione, la demonizzazione di tutto quello che dovrebbe essere naturale valorizzato, ma anche il fatto che i nostri politici non mollano le poltrone e non si dimettono neanche quando sarebbe corretto farlo, che hanno gli stipendi tra i più alti del mondo, che il PD e il PDL hanno quasi lo stesso nome e gli stessi colori, che mentre in altre parti del mondo ricostruivano città distrutte dalla guerra, noi demolivamo i nostri capovalori architettonici e le costruzioni con un elevato valore storico (e che quindi oggi avrebbero rappresentato un'attrattiva da un punto di vista turistico), e si potrebbe continuare molto a lungo…

  3. >Va detto che l'unità linguistica l'ha fatta la RAI nei suoi primi decenni di attività, fino agli anni '50 era difficile che si parlasse in tutta la penisola la "lingua di Dante". Il problema è che tutte le altre differenze permangono, per fortuna. A parte l'uso della lingua italiana all'estero, o riconoscere il colore della maglia della nazionale durante i mondiali di calcio, secondo me, oggi rimane ancora difficile sentirsi italiani.

  4. >Il trucco sta nel comprendere che l'Unità sta nella Pluralità degli elementi che l'hanno costituita. Se cominciassimo a valorizzare le minoranze culturali che hanno dato vita alla gloria della cultura italiana, la consapevolezza di ciò che siamo darebbe il via ad un importante rinnovamento culturale del quale l'Italia, a mio avviso, oggi ha bisogno.
    Dome

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