Fotografia, meditazione e autenticità
La fotografia richiede esercizio ed esperienza. È una disciplina che assomiglia a un’arte marziale.
Nella mia esperienza didattica ho capito che l’esercizio rende automatico il gesto. In fotografia un percorso sicuramente efficace è quello di concentrarsi su un aspetto e lavorare su quello.
Si comincia dagli aspetti tecnici, si lavora sugli ISO, i tempi e i diaframmi. Si testano le lunghe esposizioni, sia su cavalletto che a mano libera. Si prova il panning, il light painting, ecc. Poi ci si concentra, ad esempio, sugli obiettivi e sulle differenze di rappresentazione che ci sono usando questa o quella lunghezza focale. Poi si lavora sulla luce e si impara a conoscerla e gestirla, sia la luce naturale, sia le tante tipologie di luce artificiale. Per un po’ è utile concentrarsi sulla composizione che deve divenire un’ossessione (come anche la luce) per un certo periodo di tempo. Si lavora sulla rappresentazione del volto e della figura. Si lavora sulla rappresentazione dell’architettura, ecc.
In tutta questa fase – lunghissima – ogni scelta deve essere razionale. Si ragiona, si prova, si verifica, si ragiona di nuovo, si prova di nuovo, si verifica di nuovo, e così via. Al termine di queste percorso lunghissimo ognuno degli aspetti sui quali ci si è concentrati, diventa un gesto automatico, istintivo ed è molto liberatorio perché, a quel punto, la fotografia diventa una pratica di meditazione. Quando si fotografa non si pensa più. O meglio si attiva sempre meno la parte razionale del cervello e si lavora, invece, seguendo un flusso quasi subcosciente.
Una volta a casa, riguardando le fotografie scattate, si vedranno dettagli e particolari che non si erano notati in fase di scatto. La fotografia è come un flusso di energia, un’onda da cui lasciarsi trasportare e guidare. Nel momento dello scatto si sintetizzano tutti gli studi fatti in precedenza ma anche l’intero nostro bagaglio, i film visti, gli spettacoli teatrali, le poesie, le fotografie degli altri autori che ci sono rimaste dentro…
E da questo punto di vista potremmo dire che non è possibile inventare nulla. L’unico valore in fotografia non è, a mio avviso, l’originalità – che pure ci può essere nel modo in cui interpretiamo e rinnoviamo il lavoro dei giganti – quanto l’autenticità.
Il valore di un lavoro fotografico risiede nella vicinanza tra il fotografo e il soggetto della sua fotografia, oltre che nell’onestà dell’approccio.