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Mappe vulnerabili – Maps Magazine

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La forza di un racconto fotografico è nella vulnerabilità fuori controllo del fotografo, quando si ostina a far quadrare il cerchio del suo sguardo, diventando spesso, al di là delle sue reali intenzioni, un rivelatore di incertezze vitali.
Quando la sua ossessione testarda è capace di deviare la logica pratica dello strumento che usa, verso la creazione di scenari inconsueti, spiazzanti e necessari.
Le simmetrie e i parallelismi tranquillizzano l’osservatore insicuro, gli permettono di muoversi e costruire geografie proprie, nella frammentarietà caotica del guardare fuori da sé stesso, a volte lo commuovono o lo riempiono di rabbia.

Le mappe sono i segni e le scritture di un passaggio nei luoghi e nelle geografie del pianeta e forse un surrogato dell’esperienza personale con il resto del mondo.

Mappe come le scacchiere di un gioco, i cui partecipanti vivono nella piacevole illusione di riscrivere regole quasi impossibili da cambiare. I fotografi ripetono all’infinito il rito del viaggiare e dell’esplorazione, nella piacevole illusione del primo sguardo sulla realtà, immaginandosi primitivi o alieni piombati da un altro pianeta, spinti forse da un desiderio inconscio e molto umano di sfuggire dalla pesantezza della storia ereditata.
Filippo Romano

Un grosso in bocca al lupo ad Arianna Angeloni e Teodora Malavenda per la loro nuova avventura, ecco a voi Maps Magazine!

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