Il lato oscuro della forza
Lo ammetto, non ho resistito, ho ceduto al lato oscuro della forza. Il 2016 per me è iniziato con un’importante svolta professionale: da oggi sono ambassador per Leica e docente della Leica Akademie. Lo scorso anno ho visitato il Leitz-Park a Wetzlar, in Germania, in cui ho visto coi miei occhi come vengono prodotti gli obiettivi Leica. A onor del vero devo dire di aver sempre ritenuto che i prezzi di casa Leica non fossero giustificati da una reale qualità, quanto piuttosto dalla fama e dai prestigiosi testimonial del marchio. Quello che ho scoperto invece è, ad esempio, che la produzione di una sola lente asferica (non di un obiettivo, di una lente) passa attraverso un minimo di sette passaggi, con altrettanti controlli effettuati da uno degli operai specializzati Leica. L’ultimo passaggio continua ancora oggi ad essere effettuato a mano. La cosa è incredibile se ci pensate, perché significa che ogni obiettivo riceve una cura e un’attenzione decisamente fuori dal comune e che i tempi di produzione sono simili a quelli delle botteghe artigiane, pur sfruttando il meglio della tecnologia a disposizione. Quello che ho capito di Leica è che non conta il tempo impiegato, non conta contenere i costi, l’unica cosa che conta è raggiungere standard qualitativi elevatissimi.
In questi mesi ho provato la Leica Q, un vero e proprio gioiello di qualità e tecnologia. Me ne sono innamorato appena l’ho impugnata, ho avuto da subito un feeling incredibile, è stato amore a prima vista. Quello che non capivo di Leica è per quale motivo non sviluppare anche dal punto di vista tecnologico i propri corpi macchina, ecco la Leica Q rappresenta il maggior livello tecnologico tra le fotocamere attualmente disponibili sul mercato, in accoppiata con un obiettivo di qualità eccelsa (il Summilux 28mm f1.7). A proposito di tecnologia una scoperta incredibile è stata la Leica SL, una fotocamera posizionata sulla fascia di costo delle ammiraglie dei marchi più noti e che ha delle caratteristiche e una qualità impareggiabili. Ho visto test e confronti con i sensori di tutte le altre case produttrici e vi garantiscono che nessuno regge il confronto. Tanto amore anche per la Leica S, una medio formato che ho provato sul campo con soddisfazioni enormi. Ecco, guardando i file prodotti dalla Leica S ho compreso davvero cosa si intenda per qualità di un file, qualsiasi altro paragone o ragionamento è inutile e insensato. Però se un po’ mi conoscete avrete già capito che il mio amore più sincero è stato rivolto alla Leica M, una macchina meno evoluta rispetto alle altre che ho citato e decisamente meno versatile rispetto alla Leica Q o alla Leica SL, ad esempio. Ho impiegato un po’ di tempo a comprendere quale fosse la filosofia alla base di questa macchina, anzi non l’ho capita fino a quando non l’ho avuta in mano a Lisbona per una settimana. Al termine di questa settimana ho ripreso in mano la mia vecchia macchina fotografica, domandandomi quale fosse il senso dell’autofocus! Mi rendo conto del fatto che possa sembrare un’esagerazione ma ho avuto una sensazione di disagio, è stato davvero strano. Per carità per alcuni lavori una macchina a telemetro non è probabilmente la scelta da consigliare, ma me ne sono letteralmente innamorato, che posso farci?
Voglio ringraziare pubblicamente tutto il team di Fujifilm Italia e in particolare Marika e Riccardo, oltre a Giorgia, Antonella, Matilde, Massimo, Marco, Guglielmo, Ilario, Filippo (e sicuramente dimentico qualcuno, pardon), con cui il rapporto è stato sempre super, sia sul piano professionale che su quello umano. Grazie di cuore.