Fotografia di matrimonio e storytelling
Pensate ancora che la capacità di realizzare delle buone immagini sia appannaggio di poche persone? Io credo di no francamente. Il fatto che ci siano così tanti apparecchi nel mondo che scattano fotografie ci dà la dimensione di quante persone oggi siano dedite – con più o meno amore o coscienza – a quest’arte. Faccio riferimento alla diffusione di fotocamere digitali, tablet e smartphone, anche se diversi autori segnalavano un’espansione della pratica fotografica e la sua trasformazione in forma d’arte di massa già negli anni settanta dello scorso secolo. Ma tornando ai giorni nostri, possiamo affermare che sia aumentato a dismisura il numero dei fotografi in grado di ottenere delle buone immagini. Chiunque può disporre di un sensore da 40 MP, raddrizzare, riquadrare, correggere l’esposizione di una fotografia e applicarci un filtro che la renda gradevole. Addirittura è possibile scattare una fotografia e deciderne in un secondo momento la profondità di campo, ossia decidere quali elementi debbano essere a fuoco e quali sfocati. Non ci credete? Visitate il sito web www.lytro.com.
Io sono di un’altra scuola ma, nonostante rimanga fedele al principio secondo il quale bisogna avere le idee chiare prima ancora di premere il pulsante di scatto, non mi è possibile ignorare un fenomeno così importante con tutte le considerazioni ad esso correlate. Ad esempio: un buon fotografo oggi non è colui che ha una buona attrezzatura – conosco decine o addirittura centinaia di fotoamatori con fotocamere e obiettivi più costosi dei miei – e un buon fotografo non è nemmeno colui che realizza delle buone immagini, quelle sono ormai alla portata di tutti.
E quindi in cosa consiste la bravura di un fotografo? Cosa è realmente importante oggi? Posto che do per assodato che le fotografie di matrimonio in posa (e non mi riferisco alle foto di famiglia che saranno dei documenti importanti a distanza di anni) non abbiano senso perché non sono autentiche, perché gli sposi non sono dei modelli, perché non ha senso stressare la coppia in una giornata così delicata e così via, forse ciò che conta davvero è la capacità di raccontare delle storie, di narrare attraverso le immagini. Quello che intendo dire è che il buon wedding photojournalist, come amano definirsi alcuni colleghi, non dovrebbe preoccuparsi solo di essere discreto e scattare delle buone foto, ma anche di costruire delle sequenze fotografiche che raccontino al meglio la giornata di ciascuna coppia. Forse mi piacerebbe essere chiamato visual storyteller piuttosto che photojournalist. O forse semplicemente fotografo, perché qual è il ruolo del fotografo se non quello di raccontare delle storie con le sue immagini?
Ogni coppia ha la sua storia che non è uguale a tutte le altre e perciò merita di essere raccontata in una maniera diversa. Mi preme avere idee differenti che si sposino con la natura e i gusti della coppia, al fine di raccontare ogni volta in un modo nuovo e non convenzionale. Vi piacerebbe avere un album identico a quello di una vostra amica o parente? A me no. Qui di seguito vi propongo un lavoro che esprime in maniera chiara la mia visione. Si tratta di un album di fotografie in bianco e nero, non un portfolio creato scegliendo le migliori immagini tra 100 matrimoni, ma esattamente la sequenza di foto consegnate alla coppia e realizzate tutte nello stesso giorno.
L’illustrazione che vedrete, nero su bianco, è stata creata ad hoc e incisa sul box in plexiglass prodotto dalla 5punto6, come potete vedere nella foto in alto. L’idea era quella di rappresentare un’eclissi di sole, dato che la coppia si è sposata il 20 marzo 2015, equinozio di primavera e giorno in cui si è verificata un’eclissi. Da qui la scelta delle foto di apertura e di chiusura del lavoro, decisamente insolite per un album di nozze. Il modo in cui abbiamo affiancato le foto è sempre ragionato: spesso troviamo delle somiglianze o dei rimandi tra una foto e quella accanto. Anche la sequenza tra due pagine doppie non è casuale, e questo risulta evidente nel caso dell’arrivo della sposa al comune, ad esempio. E tutto ciò inserendo nella sequenza tutte le persone più importanti per gli sposi. Insomma tutto il lavoro è costruito in funzione della storia e in maniera esclusiva per questa coppia. Cosa ne pensate?
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P.S. Grazie a Ilenia e Marco e ad Antonia Messineo, che mi ha affiancato sia nello scatto che per selezione, impaginazione e post-produzione.
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