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Leica in Aspromonte – prima puntata

Leica in Aspromonte, ©Alessandro Mallamaci

Immaginate che un amico appassionato di fotografia venga a trovarvi e che vogliate mostrargli il paesaggio intorno alla vostra città. Immaginate di vivere a Reggio Calabria, sullo Stretto di Messina, a due passi dall’Aspromonte.

Leica in Aspromonte, ©Alessandro Mallamaci

Avete con voi una Leica SL e un 50 mm f2 Summicron-M con il relativo adattatore per la SL. La macchina è equipaggiata con un Vario-Elmarit-SL 24–90 mm f/2.8–4 ASPH, un obiettivo con prestazioni incredibili, ma voi siete amanti delle ottiche fisse e dei sistemi fotografici compatti. Da diversi mesi ormai vi siete appassionati alla visione “normale” e il 50 Summicron è la vostra scelta. La SL ha un design minimale ed ergonomico, è robusta e ha un sensore CMOS di pieno formato da 24 megapixel, che garantisce un’ottima qualità d’immagine.

Leica in Aspromonte, ©Alessandro Mallamaci

A questo punto vi mettete in cammino col vostro 4×4 e fate una sosta ad Armo, di fronte al cimitero. Per terra ci sono delle croci e dei paletti di legno. Ricordate che proprio lì, pochi giorni prima, sono stati seppelliti quarantacinque migranti, defunti in mare mentre tentavano di raggiungere le coste italiane. Quarantacinque vite spente. Un attimo di raccoglimento.

Leica in Aspromonte, ©Alessandro Mallamaci

Raggiungete Cardeto Sud e a un tratto vi trovate in un quartiere residenziale. Per un attimo vi sembra di stare chissà in quale parte del mondo, le case sono tutte bianche e con uno stile improbabile, decisamente inadatto al luogo. Il senso di alienazione aumenta quando realizzate che il villaggio è completamente disabitato e anche le pale eoliche poco distanti alimentano questa sensazione.

Leica in Aspromonte, ©Alessandro Mallamaci

Dall’Aspromonte nascono decine di fiumare che segnano fortemente il territorio e ciascuna di esse dà il nome ad una vallata. Una volta in cima avete la possibilità di scendere sull’altro costone della montagna. Prima eravate nella vallata della fiumara Sant’Agata, adesso siete nella vallata del Tuccio, a Bagaladi e vi imbattete in un campetto di calcio e un palazzo ancora in costruzione, sul letto della fiumara. Un cavallo bianco alleggerisce il paesaggio. Siamo in piena area grecanica: in provincia di Reggio Calabria infatti esistono diversi paesi in cui per secoli si è conservata una lingua che deriva dal greco antico. I paesi in questione sono, tra gli altri, quelli citati in questo articolo e quindi Cardeto, Bagaladi, Roccaforte del Greco, Bova, Africo e Roghudi.

Leica in Aspromonte, ©Alessandro Mallamaci

Guardate il 50 mm, chiudete il diaframma, disponete la ghiera di messa a fuoco col segno di infinito in corrispondenza del diaframma scelto (cioè usate l’iperfocale) e vi dimenticate della messa a fuoco per tutto il resto della giornata. Anche rispetto all’esposizione, impostate il diaframma a f16 e un tempo di esposizione corrispondente agli ISO che avete scelto (se non conoscete la regola del 16, date un’occhiata qui: regola sunny f/16). A proposito, non cambiate continuamente gli ISO, fate finta di aver montato una pellicola sulla vostra Leica SL e dimenticatevi di questo parametro. Lavorare in questo modo, quindi con un’ottica fissa e senza pensare più a ISO, tempi e diaframmi, vi consentirà di concentrarvi unicamente sulle vostre emozioni e sulla fotografia. La Leica SL farà il resto, regalandovi dei file con una qualità strepitosa.

Leica in Aspromonte, ©Alessandro Mallamaci

A proposito di Roghudi, giunti quasi a valle attraversate il Tuccio e ricominciate a salire verso Roccaforte del Greco. Da lì ricominciate la discesa e vi ritrovate di fronte ad uno spettacolo naturale incredibile. Si tratta della fiumara dell’Amendolea. Cavalcate una frana, attraversate un ponte e vi fermate a contemplare. Ripartite, arrivate al paese e guardate nuovamente la fiumara e la vallata. Sindrome di Stendhal. Roghudi in seguito alle alluvioni del 1971 e 1973, è stato spopolato. La comunità è stata trasferita a mare (ci pensate che trauma debba essere vivere in mezzo alle montagne per decenni e poi essere spostati a mare?).

Leica in Aspromonte, ©Alessandro Mallamaci

Una sorte simile è capitata agli abitanti di Africo, in seguito all’alluvione del 1951. Per raggiungere Casalinuovo, una frazione di Africo, dovete risalire a monte, lasciandovi Roghudi alle spalle, e poi scendere ancora una volta a valle. Lì trovate un cancello chiuso, lo aprite ed entrate. Il paese sembra abitato da poche persone, forse soltanto da chi si prende cura dei maiali e delle capre. Questo villaggio oggi è un affascinante, splendido allevamento a cielo aperto, circondato dai monti.

Leica in Aspromonte, ©Alessandro Mallamaci

Mentre tornate indietro e risalite in cima, per poi raggiungere Bova, incontrate per la seconda volta un gregge di centinaia di capre, che sta tornando a Casalinuovo. La strada è stretta e le capre passano sul muretto accanto alla vostra autovettura, ad un passo da voi, per poi lanciarsi giù per la vallata.
Alessandro Mallamaci

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