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Strane creature a Oriente

Ici à Lisbonne, au lieu de demander “quelle heure est-il?” on dirait “quelle année sommes-nous?”
Dal film Lo stato delle cose di Wim Wenders.

Lisbona è conosciuta come la città bianca per la splendida luce, il colore degli edifici, i riflessi accecanti del fiume Tejo che è il confine naturale della città. L’atmosfera che si respira a Lisbona è incredibile, non è un caso che grandi scrittori, come Antonio Tabucchi ad esempio, ne siano rimasti folgorati e vi abbiano cercato per tutta la vita gli echi di Fernando Pessoa e dei suoi eteronimi.

Camminare per le strade di questa città fa sentire in un’altra dimensione spaziotemporale, sembra di vivere in un’altra epoca. Lo sa bene Wim Wenders che fa dire a una delle protagoniste del suo film Lo stato delle cose: «Qui a Lisbona al posto di domandare “che ore sono?” diremmo “in che anno siamo?”». Non è un caso che anche nel film La città bianca il protagonista si misuri col tempo, trovandosi di fronte ad un orologio da parete le cui lancette girano in senso antiorario!

Mentre passeggiavo per Oriente, uno dei quartieri della bella Lisboa, mi sono trovato di fronte questa scena: due persone dietro un pannello turistico, non so neanche perché ho scattato, ma riguardando questa immagine oggi, ho l’impressione che le due persone si siano fuse con il pannello e che la mappa sia diventata la testa di una strana creatura con quattro zampe.
Sulla destra si riconosce il ponte Vasco da Gama, il più lungo d’Europa.

Strane creature a Oriente, Alessandro Mallamaci

Spesso ci concentriamo su cosa sia giusto includere nel nostro fotogramma. Tutte le regole di composizione sono (giustamente) mirate a dare visibilità al soggetto principale della nostra fotografia, tuttavia a volte non far vedere tutto, nascondere una parte del fotogramma, rende l’immagine più interessante. Amo molto questa frase di Luigi Ghirri “siamo ancora sul problema dell’inquadratura, di quello che dobbiamo mostrare e quello che non dobbiamo mostrare o addirittura dobbiamo cancellare.”

Que amor é este que me faz ir e voltar, Lisboa.

DAL PUNTO DI VISTA TECNICO
Questa foto è stata scattata con una Leica M (typ 240) e un Summicron-M 1:2/35 ASPH. Nelle macchine a pieno formato, il 35 mm è sì un obiettivo grandangolare ma non è largo come un 28 mm, né stretto come un 50 mm che è la focale normale, cioè quella più simile alla nostra visione. Per questo motivo il 35 mm è spesso la focale d’elezione per gli street photographers. I dati di scatto sono: f16, 1/350, ISO 1600.
Non ricordo come mai avessi impostato il diaframma a f16, forse stavo seguendo in maniera didascalica la regola del 16. In effetti un diaframma così chiuso non è consigliabile, perché tutti gli obiettivi presentano difetti se usati a tutta apertura o col diaframma molto chiuso (f16 per l’appunto), tuttavia la qualità delle ottiche Leica ci consente di sfruttare al meglio tutti i diaframmi. Il vantaggio di usare il diaframma a f16 è quello di avere molta profondità di campo, quindi tutto a fuoco per dirlo in un modo semplice.

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