Sulla fotografia intesa come creazione
Anche se, in un certo senso, la macchina coglie effettivamente la realtà e non si limita ad interpretarla, le fotografie sono un’interpretazione del mondo esattamente quanto i quadri e i disegni.
Susan Sontag
Sul post “Fotografia e selezione della realtà” abbiamo affermato che la fotografia è inevitabilmente una selezione della realtà che abbiamo di fronte. In funzione delle scelte che fa, il fotografo decide cosa selezionare e in che modo. E in fondo questo è uno degli aspetti più affascinanti di quest’arte!
Provando a fare un ulteriore passaggio logico potremmo affermare che essa può anche essere una forma di invenzione di una realtà diversa da quella “banalmente rappresentabile”. Mettiamo da parte i concetti legati all’etica dell’informazione, in base ai quali un’immagine, se creata ad arte, può raccontare un avvenimento o il suo contrario, esattamente come un’articolo di giornale. Proviamo a concentrarci solo sugli aspetti compositivi.
Quando fotografiamo abbiamo a disposizione il campo. Tutti gli oggetti inquadrati vanno considerate come forme e hanno un peso. La relazione tra queste forme ci dà l’equilibrio di uno scatto. Durante una lezione tenuta di recente mi sono trovato di fronte ad una foto di un tramonto scattata da un allievo, in cui a sinistra imperava la silouette di un ramo, accanto alla quale c’era il sole. Al centro della foto e sul lato destro non c’era nulla, a parte il cielo naturalmente. La prima cosa che ho fatto, in maniera istintiva, è stata “spostare” il sole sul terzo a destra in Photoshop. In questo modo ho dimostrato quanto la foto funzionasse meglio con un elemento (a destra) che potesse equilibrare il peso dell’albero (a sinistra). Subito dopo ho spiegato che questa operazione andava fatta direttamente in fase di scatto, spostando il punto di ripresa a destra di qualche passo e ruotando di pochi gradi il corpo macchina.
In un’altra lezione invece, di fronte ad una foto in cui il mare occupava davvero troppo spazio rispetto ad altri elementi “importanti” che erano stati tagliati, ho detto: “se avessi abbassato il punto di vista questo enorme rettangolo blu sarebbe stato alto la metà“! Credo sia questo il modo migliore per approcciarsi alla composizione: arrivare ad una sintesi, non considerare gli oggetti in quanto tali bensì in funzione della loro forma e del peso che hanno all’interno della composizione. Solo sintetizzando al massimo possiamo riuscire a concentrarci sulla forma pura e quindi a comporre usando la testa. Ovviamente non intendo dire che occorra rispettare la regola dei terzi, la proporzione aurea e così via per fare delle buone foto. Penso che l’unica regola da rispettare sia scegliere con coscienza, ogni volta. Il bello viene quando, dopo molto esercizio, si riescono ad ottenere gli stessi risultati senza ragionamento ma in modo istintivo e immediato. A tal proposito Henri Cartier Bresson afferma: “È necessario sentirsi coinvolti in quello che si ritaglia attraverso il mirino (….). Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un fatto e l’organizzazione rigorosa delle forme percepite visualmente che esprimono e significano quel fatto. È mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere…”
Ragionando in questi termini, ci si rende conto che la fotografia ha molte più similitudini con la pittura di quanto non si pensi. Esasperando questi concetti potremmo addirittura arrivare ad affermare che, data la sua natura, questa arte non sia adatta per produrre una documentazione oggettiva della realtà. Tuttavia, senza esagerare, possiamo con certezza intendere la fotografia come creazione pura, al pari delle arti figurative “classiche”.