La fotografia senza specchi – Parte II
Nel precedente post mi sono lasciato andare a considerazioni di tipo tecnico, non me ne vogliate. In questo secondo post dedicato alle mirrorless vorrei tornare a parlare di fotografia. La questione che reputo davvero interessante riguarda il cambiamento che queste nuove macchine porteranno nelle abitudini dei fotografi. Per capire a cosa sto riferendomi occorre fare qualche passo indietro.
Pensiamo al banco ottico e al “nostro” maestro Ansel Adams. Egli aveva a disposizione un solo scatto. Arrivava in un luogo, montava un treppiede con sopra una camera pesantissima, misurava la quantità di luce nei vari punti della scena e sceglieva l’esposizione in funzione del risultato che aveva in mente, immaginando anche come avrebbe condotto le fasi di sviluppo e stampa (il solito concetto della “visualizzazione” insomma).
Con l’introduzione di macchine a telemetro come le Leica, si poteva lavorare più velocemente e si avevano a disposizione dei rullini, non più un solo scatto per volta. Con le reflex si vedeva in maniera esatta ciò che si stava per scattare. Con le reflex digitali si ha oggi la possibilità di controllare lo scatto appena eseguito*. Con una mirrorless si vede già la foto prima ancora di scattarla!
Questo ulteriore avanzamento tecnologico cambia in maniera sostanziale il modo in cui il nostro cervello lavora dietro la fotocamera. Mentre con le reflex il fotografo vede la realtà attraverso il mirino e, con l’ausilio dell’esposimetro e della propria esperienza, visualizza il risultato – che è inevitabilmente un’interpretazione e una selezione di ciò che si trova di fronte – con una mirrorless il fotografo non deve fare più questo sforzo: la camera mostra fin da subito un’immagine simile alla fotografia finale, prima ancora del clic!
Credo che la sostanza non cambierà e i fotografi più bravi rimarranno sempre coloro che riusciranno a visualizzare un risultato anche senza guardare attraverso un mirino, tuttavia non si può ignorare il modo in cui il progresso modifica le nostre abitudini.
*In verità con le reflex digitali sono scomparsi i diaframmi e i tempi… o meglio ci sono ancora ma sono nascosti e confusi. Con le vecchie reflex la ghiera dei diaframmi era sull’obiettivo, a portata di mano, la sinistra per l’esattezza, mentre era possibile controllare la ghiera dei tempi con la destra. La scala di tempi, diaframmi e ISO era composta di un terzo dei valori attuali ed era più semplice spiegare che un “clic” sulla ghiera dei diaframmi corrispondeva ad un “clic” sulla ghiera dei tempi. La scala dei diaframmi era ben visibile sull’obiettivo, oggi i fotoamatori fanno fatica a ricordarla. Per finire non si potevano cambiare gli ISO ad ogni foto (a meno di non cambiare pellicola continuamente). Tutto questo per affermare che fino a qualche anno fa le informazioni da ricordare erano di meno ed erano alla portata di tutti. Oggi i numeri sono triplicati e le possibilità sono aumentate ma a discapito della comprensione da parte degli utenti. C’è una maggiore distanza tra gli utenti e gli strumenti di controllo di base della tecnica fotografica. Tutto in linea con lo slogan “You press the button, we do the rest”.
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