L’importanza della caduta e il cervello del bambino
Credo di aver commesso un migliaio di errori con lui: la prima volta si è completamente impreparati. Si studia, si leggono libri, ma la vita è composta da esperienze e la teoria… bisogna imparare a praticarla giorno dopo giorno. Sono sicuro che molti genitori condividano con me la coscienza della responsabilità nei confronti di una persona che, istante dopo istante, cresce e forma la propria personalità, oltre al desiderio di mettere in discussione le proprie idee e convinzioni, spesso errate, per crescere assieme al nuovo arrivato o alla nuova arrivata.
Su una cosa penso di non aver sbagliato, o almeno me lo auguro. Fin dalla prima caduta la mia compagna e io abbiamo cercato di non mostrarci spaventati (tranne in un paio di occasioni in cui non siamo riusciti a farne a meno, come potrai immaginare). Abbiamo desiderato fortemente trasmettergli l’idea che le cadute sono fisiologiche, oltre che necessarie per imparare a camminare. Sto dicendo una banalità per alcuni ma nei tanti anni trascorsi a insegnare mi è successo decine di volte di trovarmi di fronte a persone adulte impaurite dalla vita. Immobili di fronte alla possibilità, spesso remota, di fallire.
Comprendere che la caduta è parte del percorso e che per arrivare a raggiungere i propri obiettivi, le cadute sono, per forza di cose, in numero maggiore rispetto ai traguardi, è fondamentale.
Al tempo stesso però è anche importante imparare a rialzarsi da soli, a mio avviso. Gli ho dato una mano in qualche occasione è ovvio, ma cercando di non sostituirmi mai a lui (quando ho fatto leggere la bozza di questo articolo a un amico neuropsichiatra infantile lui ha voluto sottolineare l’importanza dell’aiuto dei genitori, come a sottolineare che, come in ogni altro ambito, serva il giusto equilibrio).
L’ultimo pensiero riguarda la vita, più in generale. Sto imparando a capire, ogni giorno di più, che la vita ha una bellezza immensa e imperfetta allo stesso tempo. Non è possibile evitare di sbagliare, quindi tanto vale mettersi in gioco e imparare dai propri errori. E non mi riferisco solo a bambini e adolescenti: chi desidera davvero migliorarsi, non smetterà mai di farlo, con la consapevolezza che ogni piccolo sbaglio rappresenterà un’occasione. È proprio nell’imperfezione e nell’errore che vive la bellezza, no? E in fondo anche in fotografia è così: quanta noia c’è in una foto composta in maniera impeccabile ma che non ti racconta nulla di nuovo o insolito e piuttosto conferma ciò che già conosci?
Ti lascio con una frase di Michael Jordan a cui sono molto legato: “ho sbagliato più di 9000 tiri nella mia carriera, ho perso quasi 300 partite. 26 volte mi è stato affidato il tiro decisivo della partita e l’ho sbagliato. Ho fallito ripetutamente nella mia vita. E questo è il motivo per cui ho raggiunto il successo.“
Se anche voi vi siete imbarcati da poco in questa nuova avventura, vi consiglio due libri (più uno) che, dopo una ricerca lunga e faticosa, ho trovato molto utili:
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Il bambino da 0 a 3 anni. Guida allo sviluppo fisico, emotivo e comportamentale del bambino
È una specie di manuale di istruzioni per neogenitori. Pratico e utilissimo.
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Il cervello del bambino spiegato ai genitori. Per far crescere i nostri figli nel modo migliore
Un libro che spiega il funzionamento del cervello del bambino e soprattutto consiglia le alternative alle più diffuse pratiche educative dannose per i bambini.
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L’errore fotografico. Una breve storia
Excursus super interessante di errori e fallimenti nella storia della fotografia. Consigliatissimo.
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Leggi anche Il viaggio più lungo del comandante sul mio blog.
D’accordissimo.
Se non si accettano le “cadute”, anche da adulti, difficilmente si esce dalla propria zona di comfort per innovare o comunque continuare a crescere professionalmente ed umanamente.
Per quanto riguarda i figli, qui in Irlanda mi è stato molto più semplice usare l’approccio che descrivi. Le cadute sono parte del processo di apprendimento – nel caso dei bimbi, quello di stare in equilibrio e usare il proprio corpo per farlo.
Se dopo una caduta (specie se qualcosa di non grave) i primi a farsi vedere preoccupati sono i genitori, i piccoli ricevono un segnale di pericolo chiaro, come se quello appena successo fosse qualcosa di cui preoccuparsi.
Mi permetto di condividere un paio di libri che trattano molto il tema della caduta intesa come sbaglio che ci permette di crescere:
“Creativity, Inc.: Overcoming the Unseen Forces That Stand in the Way of True Inspiration”, un libro del 2014 scritto da Edwin Catmull, fondatore di Pixar e presidente di Pixar e Disney Animation.
“Range: why generalists triumph in a specialized world”, #1 New York Times bestseller di David Epstein, giornalista investigativo.
Grande Roberto, grazie mille per il tuo contributo e un abbraccio!