Santa esposizione a destra!
Devo ringraziare gli amici dell’associazione Sezione Aurea di Lamezia Terme (CZ) per avermi dato la possibilità di conoscere Marianna Santoni ieri sera. Marianna è una persona strepitosa, oltre a vantare un curriculum da paura, porta con sé un carico di simpatia e umanità incredibili.
Il tema dell’incontro era relativo al controllo del rumore in fase di scatto. Tutta la platea è rimasta sbigottita quando lei ha dimostrato che fosse meglio sovraesporre uno scatto – a volte anche di diversi stop – per poi avere un file finale privo di rumore anche ad alti ISO.
Schiarire una foto in fase di post-produzione infatti aggiungerà rumore al nostro file digitale, molto di più rispetto a scattare ad ISO più alti sovraesponendo…
“Ma come?” penserà qualcuno di voi “mi hanno sempre detto che il problema dei file digitali sono le alte luci”. In effetti è così: mentre il negativo ha maggiore densità nelle zone chiare della foto (cioè dove la pellicola è più scura, quindi ha maggiori informazioni), in un file digitale se una zona è bianca (sovraesposta, pelata, bruciata) vuol dire che è priva di informazioni e quindi non sarà possibile recuperare nulla in quell’area. Tutto vero… se parliamo di un file JPEG. I file RAW hanno una latitudine di posa decisamente maggiore rispetto ai corrispettivi in JPEG. Per spiegare meglio il concetto potremmo affermare che tra un file JPEG e un RAW c’è la medesima differenza che incontriamo tra una diapositiva e un negativo. Quest’ultimo ha una latitudine di posa maggiore, il che si traduce nella possibilità di schiarire o scurire di molto alcune zone rispetto allo scatto originale. L’esempio della foto di Koudelka pubblicata in questa interessante intervista a Claudio Palmisano chiarisce il concetto.
D’altro canto a tutti coloro che iniziavano a fotografare fino a qualche decennio fa si consigliava di usare la diapositiva, proprio per imparare a non commettere errori di esposizione. Per lo stesso motivo io durante i miei corsi consiglio di lavorare in JPEG (e in bianco e nero) per almeno un anno, ma questo è un altro discorso…
Personalmente già da un paio di anni ho spinto tutto il mio team a sovraesporre gli scatti proprio per i motivi citati. Oggi penso che i nuovi sensori abbiamo una tale qualità per cui questa esigenza stia diventando sempre più relativa. Tuttavia esistono dei casi in cui la sovraesposizione in fase di scatto sembra essere l’unica via possibile. Un esempio illuminante fatto da Marianna riguardava uno scatto “low-key” realizzato da una brava fotografa nel suo studio. Il volto della modella era per buona parte in ombra ma l’esposizione era perfetta già in fase di scatto, esattamente come la fotografa si aspettava che fosse. Ebbene lo scatto è stato rifiutato dalla committenza, a causa del rumore contenuto nel file. Com’è possibile che uno scatto realizzato a ISO bassi, con una buona fotocamera e in studio possa contenere del rumore? Semplice, le basse luci (le ombre) sono le zone di maggiore sofferenza dei sensori digitali, quindi a volte capita di avere rumore anche a 100 ISO! In questi casi l’unico modo di evitare questo inconveniente è sovraesporre in fase di scatto e correggere in fase di sviluppo. Chi si è occupato di sviluppo e camera oscura non si meraviglierà affatto di questa affermazione.
Ma perché i sensori si comportano così? Avete presente il sistema zonale di Ansel Adams? La differenza tra una zona e la precedente è di uno stop di luminosità. In digitale tra una zona e l’altra, abbiamo esattamente la metà delle informazioni! Qualche tempo fa ho trovato un interessante articolo su internet a cui dedicherei volentieri un link. Purtroppo non riesco più a trovare l’articolo in questione quindi riporto qui un brano che avevo incollato nei miei appunti rendendomi disponibile fin da ora con l’autore a sostituirlo con il link alla pagina web relativa.
A differenza dell’occhio e dalla pellicola, i sensori digitali misurano la luce in modo lineare. Se il file RAW ha una profondità pari a 12bit sono possibili un massimo di 212 = 4096 livelli diversi. Se quei 4.096 livelli potessero essere suddivisi equamente in un range di 9 EV, ciascuno dovrebbe avere EV 4096/9 = 455 livelli.
Purtroppo questo non è come funzionano le cose in pratica. L’acquisizione lineare nei sensori della fotocamera fa in modo che se si tenta di acquisire un range di EV 9, corrispondente a 9 zone, la metà dei 4.096 livelli (2048 livelli) sono dedicati alla Zona IX, la metà dei rimanenti (1024 livelli) sono dedicati alla Zona VIII, la metà dei restanti (512 livelli) sono dedicati alla Zona VII, e così via. La Zona V è rappresentata da 128 livelli, la Zona III da 32 livelli, e le ombre estreme nella zona I è rappresentata solo da 8 livelli diversi.
Questo significa che se si tenta di sottoesporre per evitare di tagliare le alte luci, si corre un rischio significativo di introduzione del rumore e di banding nei toni medi e nelle ombre. Quando, a seguito della sottoesposizione, si tenta di aprire le ombre nella conversione del RAW, è necessario estendere gli 8 livelli dello stop più scuro su una gamma tonale più ampia, comportando un esagerato rumore di fondo ed incremento del banding (quantificazione del rumore).
Mi scuso fin da ora per la non completezza di questo post, per approfondire l’argomento vi invito a fare delle ricerche o… seguire un corso con Marianna, che ringrazio ancora una volta.
E comunque a me un po’ di rumore nei file è sempre piaciuto 😛
P.S. Il titolo di questo post fa chiaramente riferimento alla visualizzazione dell’istogramma di una foto sovraesposta, la cui curva sarà “appoggiata” al lato destro del grafico.
La conferma di questo concetto tecnico mi ha aiutato molto in certe situazioni critiche ma non mi entusiasma molto l’idea di sottoporre tante foto a tanto tempo di postproduzione. Nel reportage di matrimonio si scatta molto e spesso senza avere il tempo di controllare le luci e l’esposizione e dopo ti aspetta un bel po di lavoro al PC.
Non sono sicuro di aver capito… se non si vuole lavorare troppo si può anche esporre in maniera “corretta” e amen. In fondo la qualità dei sensori oggi è decisamente alta. In taluni casi però l’esposizione a destra rimane l’unica via e comunque è bene che i fotografi digitali sappiano come ottenere il meglio dai propri sensori.