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Il senso dei workshop di fotografia

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Oggi tutto il know how di cui un fotografo ha bisogno è disponibile sulla rete sotto forma di tutorial, blog, seminari on-line (detti e-seminar o webinar). Che senso hanno tutti i corsi e i Workshop di fotografia che vengono organizzati con docenti in carne e ossa?

Può sembrare banale, tuttavia il rapporto umano non è assolutamente da sottovalutare a mio avviso: lo scambio più importante con il docente infatti avviene vis-à-vis. Solo in determinati contesti si ha la possibilità di venire a conoscenza di aneddoti, storie, esperienze che spesso rimangono escluse dall’aula di formazione.

Dal punto di vista della didattica è la capacità del docente a fare la differenza. Marco Olivotto per me rimane un riferimento assoluto per la sua capacità di comunicazione oltre che per l’organizzazione dei corsi basata su diverse sessioni pratiche che contribuiscono a fissare e rendere familiari i concetti appresi.

Nonostante mi occupi di formazione da diversi anni, quando ho iniziato ad immaginare un corso su Adobe Photoshop™ mi sono interrogato a lungo su come renderlo interessante e differenziarlo dall’offerta già presente sul mercato e qui faccio riferimento a docenti del calibro di Marianna Santoni, Giuseppe Andretta, Alessandro Bernardi, Tiziano Fruet, Claudio Palmisano, Daniele Di Stanio e a persone con cui ho studiato come Francesco Marzoli, il già citato Marco Olivotto e Antonio Manta. La risposta che mi sono dato è puntare tutto sul caro concetto della “visualizzazione”, cioè sul fatto di avere un’idea prima di avviare l’applicazione di fotoritocco, nonché sulla velocità operativa. Tutte le tecniche che insegno consentono di raggiungere risultati talvolta eclatanti in pochi minuti: se si perdono due giorni su Photoshop per la post-produzione di un’immagine… lo scatto non c’era! Un altro aspetto sul quale mi sono molto concentrato nel tempo è quello di avere il controllo della situazione, non affidandosi al caso (o ad un plug-in) bensì operando delle scelte per ottenere il risultato che si ha in mente. Inoltre ho pensato che potesse avere importanza il mio (anzi i miei) workflow, cioé il mio approccio al processo fotografico dalla realizzazione dello scatto fino all’ottimizzazione per la stampa o il web. Infine ho pensato che potesse essere interessante conoscere il punto di vista di un fotografo con quasi vent’anni di esperienza sul software di fotoritocco di casa Adobe™. Ecco come è nato il workshop Post-produzione e visualizzazione.

Anche il workshop Fine weddings si basa sugli stessi principi. Nessuno può insegnare delle verità assolute quanto piuttosto parlare della propria visione, del proprio modo di intendere il lavoro del fotografo di cerimonia. In questo contesto dispenso consigli impopolari, non per il gusto di farlo, sia chiaro! Giusto per fare qualche esempio: consiglio l’uso di ottiche fisse perché aiutano l’occhio e il cervello del fotografo ad abituarsi ad un determinato angolo di campo, con tutti i vantaggi che ne conseguono; baso tutto il lavoro fotografico sulla semplicità, eliminando i tecnicismi e valorizzando invece la fotografia vera e propria e il racconto; cerco di fare a meno di modelli e modelle, dato che per imparare a fare reportage qualsiasi evento farà al caso nostro purché sia assolutamente spontaneo; propongo l’idea che il fotografo sia testimone di una giornata importantissima per la coppia ma senza condizionarne il corso in nessun momento.

Conosco e stimo molti fotografi che non sono d’accordo con la mia idea di reportage o di fotogiornalismo applicato al matrimonio, ma in fondo una varietà di opinioni non può che arricchire il bagaglio di ciascuno di noi, quindi ben venga seguire corsi tenuti da docenti con punti di vista differenti o addirittura opposti.

Un saluto e… via aspetto ai miei workshop!

Visita il sito workshop.alessandromallamaci.it

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